
Ecodesigner, connettore di filiera, esperto di processi di transizione. Sono solo alcuni dei profili professionali individuati dalla ricerca quali-quantitativa sulle competenze e le professionalità dell’economia circolare condotta da Sviluppo Lavoro Italia (Linea Rapporti con le Imprese e Direzione Studi & Ricerche), nell’ambito della partnership con Regione Emilia Romagna che ha come obiettivo proprio la “definizione di un modello di partenariato territoriale tra i sistemi della domanda e dell’istruzione, formazione e lavoro per lo sviluppo delle competenze in ambito green”.
Numerose le indicazioni emerse dal report reso disponibile da Sviluppo Lavoro Italia. L’utilizzo di tecniche di skill intelligence analysis, che ha consentito di individuare come punto di partenza 68 green skills afferenti direttamente e indirettamente all’economia circolare, corrispondenti a 63 professioni delle 299 green ricavate dalla Classificazione internazionale ESCO (European Skills, Competences, Qualifications and Occupations). Gli approfondimenti di carattere qualitativo (interviste e focus group) ha consentito di focalizzare l’attenzione su profili professionali emergenti valorizzando le indicazioni fornite dalle imprese e dagli stakeholders regionali.
Professioni “trasversali” che non trovano una precisa collocazione e rappresentano probabilmente la parte più innovativa rispetto a quanto le classificazioni (ESCO) utilizzate per l’individuazione dei profili green dell’economia circolare descrivono: ecodesigner, connettore di filiere, esperto Life Cicle Assessment (LCA), esperto nella simulazione di impatto (di processi di economia circolare), esperto di processi di transizione (verso modelli di business circolari).
Si tratta di profili professionali che rafforzano l’idea che un sistema di produzione basato sui principi dell’economia circolare abbia bisogno di figure professionali aperte, con uno sguardo di ampio respiro sui processi interni ed esterni all’azienda, che sappiano, da un lato, leggere in maniera trasversale i processi organizzativi e produttivi dell'impresa, ridefinendo il ciclo di vita del prodotto in ottica di sostenibilità ambientale (oltre che economica e sociale); dall’altro, sappiano collegare il processo produttivo aziendale all’interno di un sistema territoriale allargato, nel quale trovare le risorse per rendere il processo di produzione circolare. L’esempio più immediato riguarda la capacità di individuare, anche in altri settori economici, materie prime seconde utili ad alimentare i processi di produzione dell’impresa; oppure, di contro, elaborare strategie affinché i materiali di scarto divengano materie prime da riutilizzare per l’avvio di un nuovo ciclo di produzione (sia che riguardi la stessa impresa, sia che riguardi imprese di altri settori). La capacità di valorizzare i materiali di scarto è un tipico esempio che ben chiarisce il peso e l’importanza della circolarità nei processi di produzione.
L’indagine “Competenze per la transizione ecologica in Emilia – Romagna” ha visto coinvolti, oltre alla Direzione Generale Conoscenza, Ricerca, Lavoro, Imprese della Regione Emilia-Romagna e alle linee aziendali di Sviluppo Lavoro Italia “Rapporti con le imprese”, “Applicazioni di Data Science”, “Benchmarking Nazionale e Internazionale” e la “Direzione Territoriale Emilia-Romagna”, anche un’ampia compagine di soggetti, pubblici e privati (afferenti al mondo delle imprese e al sistema dell’istruzione e della formazione), il cui contributo è stato fondamentale per ricostruire un quadro articolato e complesso all’interno del quale la transizione verde attraversa – con diversa intensità – professioni, competenze e conoscenze.
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